Recensione: Il Torneo della Manticora

Oggi facciamo una cosa che faccio raramente, una bella recensione. Premetto che sarà una recensione piuttosto particolare per due motivi: innanzitutto, non ho ancora avuto il tempo di giocare il Torneo; in secondo luogo, avendo fatto da editor al modulo per circa 5 anni, ho investito molto su questa avventura[1][2]. Però, proprio perché ci ho investito un fracco, ci terrei a raccontare questo modulo a modo mio. Non solo per parlare del modulo in sè, ma anche un po’ del lavoro che è stato fatto dietro e di quanto sarebbe figo se lo facessimo più spesso.

Quindi, ciancio alle bande, diamoci dentro con la recensione!

Chi è cosa

Partiamo con un po’ di generalità. L’avventura si intitola Il Torneo della Manticora, è scritta da Dada Dan Akiko e presentata da Fallimento Assicurato. La trovate su Itch come Pay What You Want e su Amazon a prezzo di costo (attualmente poco più di 5€, ma ai prezzi piace cambiare - verso l’alto).

Dada Dan Akiko, d’ora in poi Dada per amor di brevità, è il fondatore del canale Telegram Ruling the Game, uno dei più bei spazi OSR su internet. Non ho problemi ad ammettere che il canale e la relativa community sono stati fondamentali nella nascita di Omnia Incommoda, Certitudo Nulla[3].

Fallimento Assicurato è, invece, un gruppo di persone che fa cose. Ne faccio parte anch’io e penso proprio che i miei prossimi progetti avranno il marchio di FA. Siamo nati con l’idea di pubblicare fanzine tematiche, come Equinox, ma alla fine scriviamo quello che ci piace scrivere (e giocare).

Con questo dovremmo aver chiarito le nostre Dramatis Personae e possiamo spostarci verso il cuore della recensione.

Cos’è Il Torneo della Manticora

Dada passa parecchio tempo a descrivere cos’è il Torneo e come si usa. E secondo me sono ottime cose che vale davvero la pena di leggere prima di prendersi l’impegno di portare avanti l’avventura, perché il Torneo è un oggetto concettualmnente massiccio[4]. Però questo è quello che il Torneo è per lui, per me è una cosa piuttosto diversa. Per me è una finestra aperta su un mondo dettagliato e meraviglioso, che possiamo esplorare coi nostri amici.

Di base, però, è un’avventura basata quasi interamente sulle interazioni sociali, ambientata in un mondo fantasy piuttosto vicino al Rinascimento italiano (c’è molta influenza di altri prodotti fantasy[5], ma è anche molto meno anglofantasy della maggior parte dei prodotti, pure italiani, che si trovano sul nostro mercato). Come dice Dada stesso, è un’avventura grossa e per giocatori (e master) esperti, che richiede un certo sforzo sia di preparazione (onestamente non credo si possa portare al tavolo senza averla letta, da copertina a copertina, almeno due/tre volte) sia effettivamente al tavolo. Il linguaggio, ricco, barocco e perfettamente in tema con l’avventura, non è adatto a una lettura distratta e superficiale. Vi ci dovete mettere e ci sono buone possibilità che dobbiate fare ricorso a Google o a un dizionario bello serio qua e là. Insomma, non è affatto il genere di avventura che prendete al volo dalla vostra libreria e portate la sera stessa.

Il Torneo è anche un’avventura lunga: si articola, in gioco, su 7 giorni (e altrettante notti) e, stando alle stime di Dada, può impegnare circa 30 ore di gioco. Personalmente, credo che possa costituire la bellezza di due avventure di medie dimensioni, intrecciate tra loro.


Stabilito chi è chi e cosa è cosa, scendiamo più in dettaglio. Ho scelto di dividere questa recensione in tre parti, per seguire i tre elementi fondamentali di questo modulo: il Torneo, che dà il nome al tutto, la Fiera, che vi si svolge attorno, e infine il Complotto, che striscia tra i due come serpe velenosa[6].

Il Torneo

Il Torneo è il setting principale e un po’ il motore primo di tutto il modulo. Si tratta di un’impostazione piuttosto classica: un nobile di alto rango di un vasto impero sta per raggiungere la maggiore età e, di conseguenza, l’investitura cavalleresca e viene quindi organizzato un grande torneo in suo onore. Ci sono giostre, duelli, prove di valore e via dicendo. Ovviamente accorrono diversi nobili cavalieri di questo impero in guerra costante (nel modulo viene chiamata Guerra Lenta) contro le forze del Chaos[7]. Per i sette giorni del torneo abbiamo descritta tutta la sequenza di eventi cavallereschi e di corte, come sfide e pranzi.

Ci sono sistemi dedicati, ma facilmente integrabili in qualsiasi gioco[8], per il combattimento sociale (uno dei punti di forza del gioco), i duelli cortesi e i favori delle dame. L’intera struttura del Torneo, e i sistemi dedicati, uno dei punti più importanti di questa avventura, più volte presentato nell’introduzione e anche sulla copertina: si tratta di un’avventura sociale. Farsi strada con le armi, qui, è fuori discussione. Bisogna muoversi tra gli intrighi del potere e i passatempi dei grandi e potenti. Poter uccidere un nemico senza conseguenze letali richiede di distruggerne morale e reputazione, di isolarlo dai suoi alleati ed impedirgli di ricambiare il favore.

Anche senza la Fiera attorno e il Complotto a rendere le cose ancora più pericolose, il Torneo costituirebbe da solo un ottimo dungeon sociale, in cui gli eventi del calendario, bello serrato, costituiscono stanze in cui si può andare solo avanti, mai indietro. Le rivalità e le fazioni che inevitabilmente si formeranno[9] sono ottime trappole e un po’ di sane mazzate (sociali o meno) non si negano a nessuno.

Credo che sia anche la parte più complessa da gestire al tavolo. Fazioni che si formano (tipicamente nella forma di una coppia Cavaliere-Dama), eventi fissi nel tempo di cui tenere traccia e cose del genere. Sia master che giocatori si trovano le mani belle piene di roba qua e fare uno sgarbo a qualcuno nella prima giornata potrebbe portare a conseguenze estremamente spiacevoli nell’ultima.

Segnalo anche che, in questa parte, Dada opera scelte interessanti in termini di ruoli di genere. La sua descrizione di Dame e Cavalieri, due ruoli con una forte connotazione di genere, tanto nel nostro mondo quanto in quello della Manticora, lascia in realtà uno spazio aperto molto interessante.

La Fiera

Questa, secondo me, potrebbe tranquillamente essere estratta in un pointcrawl indipendente. Perderebbe molta complessità, data dall’interazione col mondo cortese del Torneo e con quello cupo del Complotto, ma sarebbe esplorabile e godibilissima come funhouse o intervallo tra un dungeon e l’altro. Integrata nel torneo è semplicemente fantastica, un dice drop più barocco che elegante, che produce pezzenti, predicatori ed esaltati di vario genere da mescolare nel già traboccante calderone del Torneo per aggiungere ancora più caos. Le regole sociali del torneo qua si rilassano (ma non vengono a mancare del tutto), permettendo un approccio un po’ più caciarone al tutto.

Si tratta di un bellissimo specchio al fantasy cavalleresco e nobileggiante del Torneo, che contrappone usurai a Dame e gare di lancio del goblyn ai duelli cavallereschi[10]. Il contatto con Torneo, oltre all’ovvio, è piuttosto labile: Dame e Cavalieri evitano divertimenti da villani e i villani non sono ammessi alla loro presenza, ma indagando sul Complotto è possibile scoprire dei punti di contatto. Ma in realtà chissenefrega, se tutta l’avventura permette di esplorare un mondo abilmente dettagliato, qua si vola (letteralmente, se salite su alcune giostre). C’è di tutto, miscelato con la stessa abilità con cui una nonna emiliana miscela il suo ragù: una vasta compagine di elementi diversi e discordanti, portata col calore del fuoco e la delicata forza del cucchiaio di legno ad un’amalgama perfetto[11].

Esattamente come un buon ragù[12][13], ci stanno pezzi più grossi e dettagliati e altri che si possono solo intuire al palato, ma è compito della fantasia del lettore riempire gli spazi. Personalmente, credo che sia la parte meglio riuscita di tutto il modulo. Il resto è di qualità altissima, ma se Dada avesse pubblicato solo la fiera come fiera a sè stante, sarebbe stato comunque un modulo veramente notevole.

Il Complotto

Nonostante non sia davvero menzionato nel titolo, questo è il vero motore di tutto il modulo. Per cairtà, come dicevo starebbe tutto in piedi anche senza, ma è il complotto che da uno scopo al tutto e motiva i PG a fare qualcosa di più di girare con gli occhi sgranati e la mascella penzoloni per questo capolavoro barocco. Se tutto il Torneo è un dungeon sociale, il complotto è il plot hook che spingerà i personaggi ad avventurarcisi. Soprattutto per la prospettiva di un succoso tesoro alla fine.

L’idea è piuttosto semplice, il giovanotto nel cui onore si tiene il torneo è schifosamente ricco mentre il tuo (ancora per poco) tutore legale nonché unico erede ha problemucci di debiti. Come il tutore intenda risolvere questi problemi è lasciato come soluzione al lettore. Purtroppo un menestrello, amico dei PG, ha fiutato qualcosa ed è stato beccato, facendo una brutta fine. A questo punto, entrano in gioco i PG.

Non è un gancio particolarmente originale ed è piuttosto facile ignorarlo, ad essere onesti, ma credo sia anche il suo pregio. C’è così tanto da vedere/provare/esplorare qua dentro che un gancio troppo forte potrebbe essere controproducente. Si tratta già di un evento timeboxed (dopo 7 giorni tutti a casa), mettere ulteriore pressione ridurrebbe il godimento generale del modulo.

Inoltre, nella sua semplicità, è analizzato e rappresentato con molta cura: ci sono parecchie pagine di informazioni, come si possono ottenere e cosa si può ottenere da esse, oltre che un accurato tracciamento di cosa succede durante ogni giorno. Non è una mole di informazioni facile da mandare a mente (ma ho già detto che questo non è un modulo facile), ma è abbastanza da permettere a un game master un po’ scafato di gestire l’investigazione con flessibilità, dando diversi modi per arrivare allo stesso punto e mostrando le opzioni dei PNG se cambia qualcosa. Per farla breve: volete gestire un’investigazione in modo emergente, invece che a botte di railroad e ogre quantistici? Beh, vi tocca smazzarvi tante informazioni.


In chiusura[14], il mio consiglio è di leggere il Torneo. Giocarlo non sarà facile, ma è una lettura ricca di spunti interessanti (che poi potete rubare malamente e portare a zonzo nelle vostre giocate) e indubbiamente piacevole.


Note


  1. Ovviamente è stato fatto tutto gratiae et amore Dei, perché il progetto mi piaceva e comunque non si trattava di un lavoro commerciale, quindi ho aiutato più che volentieri su questa cosa. Ho un paio di pensieri e proposte su questo tema che vorrei avere le forze di articolare, ma mi sa che ne parliamo a settembre. ↩︎

  2. Come i lettori più affezionati di questo blog (o, quantomento, chi tra loro non ha ancora ceduto agli empi sussurri del Verme) ricorderanno, le note sono il chiaro indicatore di un post interessante. ↩︎

  3. Che è un po’ come dire che abbiamo i commenti al canale, ma se volete parlare davvero di roba figa io raccomando di passare da lì. ↩︎

  4. Il libro non è particolarmente grosso, anche se il formato A4 è un po’ anomalo per il mercato dei GDR. Però è denso, carico di informazioni ed eventi. Ci torneremo più avanti. ↩︎

  5. Se volete seguire la cosa, Dada fa un lavoro molto dettagliato nelle Appendici, indicando le sue fonti. ↩︎

  6. La ripetuta lettura di quella prosa sta iniziando ad avere effetti anche su di me. La cosa non mi dispiace, in effetti. ↩︎

  7. Cosa sia il Chaos è lasciato come esercizio al lettore, cosa che verrà fatta più volte nel corso del modulo. So, perché me l’ha detto, che Dada ha un suo setting definito in cui è ambientata questa avventura. Tuttavia, ne ha portato dentro in modo definito solo i pezzi importanti ai fini dell’avventura. Tutto il resto è lasciato come spazio da riempire, a proprio gusto, al Tavolo stesso. Credo sia una parte molto importante del divertimento di questa avventura. ↩︎

  8. Potrei essermi dimenticato di dirlo prima, ma il modulo è system-agnostic, anche se provvisto di alcune conversioni per i sistemi OSR più comuni. ↩︎

  9. Alcune vengono fornite col modulo, ma gli umori di Dame e Cavalieri sono mutevoli e si prestano facilmente a un faction play emergente, in cui i PG e le loro azioni formano le fazioni con cui si confronteranno andando avanti nel gioco. ↩︎

  10. Non per criticare nessuno, ma mi viene in mente un certo prodotto italiano che ha basato un po’ troppo del suo marketing sull’essere un fantasy da villani senza arrivare al livello di uno qualsiasi degli stand della Fiera. ↩︎

  11. Nel caso non si fosse capito, ho voglia di pasta al ragù. ↩︎

  12. Per voi lettori il tempo si appiattisce, ma sto lavorando a questo post da giorni. In particolare, tra la nota 12 e questa frase sono passate circa 24 ore ed è di nuovo ora di pranzo. Tutto questo per dirvi che ho ancora voglia di pasta al ragù. ↩︎

  13. Un altro giorno è passato, è di nuovo mezzogiorno e sapete cosa vuol dire? Un’altra nota per dire che ho voglia di pasta al ragù. Questo excursus culinario sarebbe completamente inutile, se non mi avesse ricordato di commentare quanto siano interessanti gli excursus culinari presenti in diversi punti del modulo. Per ogni giorno del torneo sono riportati tutti i menù dei vari eventi dei signori (colazioni, banchetti e via dicendo), ma abbiamo anche dell’ottimo street food dentro la fiera, che fa un’interessante contrapposizione. Poi, per finire, abbiamo la centralità del cibo nel Complotto. Il Torneo sarà un’avventura molto sociale, ma ci sono poche cose più sociali del cibo e quindi è giusto che il cibo abbia uno spazio importante. Se non vi interessa il resto, leggete comunque l’avventura per il suo uso del cibo come descrizione del mondo, perché è fatto molto bene. Tutto questo potrebbe andare nel corpo del testo, ma lo sapete già che la parte importante del post sono le note. Le cose importanti, come la pasta al ragù, succedono nelle note. ↩︎

  14. Pensavate di scansarvi un bel brumli, eh? E invece brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli brumli ↩︎


dark
sans